Nel mondo africano la maschera è uno strumento che permette di allontanare le forze malvagie, richiamare o trattenere quelle benefiche presenti nel mondo.
Le maschere sono usate in momenti forti della vita dei popoli; attraverso di loro si manifesta uno spirito protettore, un antenato fondatore del clan, le energie della natura; per queste ragioni solo i danzatori hanno il permesso di indossarle e di utilizzarle.
Nei riti d’iniziazione dei giovani alla vita adulta, la maschera ha il compito di trasmettere le conoscenze del sapere tradizionale e le regole di comportamento nella comunità attraverso la rappresentazione drammatica di miti e storie.
Nelle società segrete, organizzazioni militari e giudiziarie governate da un consiglio dei notabili, le maschere incarnano spesso spiriti della foresta oppure antenati che si credevano presenti alle cerimonie sociali e religiose che regolavano la comunità: esse avevano il potere di intervenire nella vita degli uomini in varie situazioni. In particolare nelle società dei guerrieri, la maschera “da corsa”, è stata usata per spaventare il nemico.
Nei culti agrari e di fertilità la maschera ricorda il tempo mitico in cui furono insegnate agli uomini le tecniche agricole; compare nei riti celebrati nelle stagioni della semina e del raccolto, come avviene per la maschera “Mwana Pwo” dei Chokwe (hyperlink a 39 MASCHERA CHOKWE).
Nei riti di guarigione sono invocati gli antenati, considerati dei ponti tra l’Essere Supremo e gli uomini.
Nei funerali la maschera raccoglie le forze della natura che la morte ha spezzato.
La morte provoca una rottura dell’equilibrio nella comunità; durante il rito la maschera deve neutralizzare e ordinare queste forze, perché tutto rientri nella normalità.
Spesso le funzioni delle maschere non sono ben definite; risulta difficile fare delle distinzioni nette perché esse posso intervenire in cerimonie diverse. È questo il caso delle maschere Gelede degli Yoruba.